Per me è molto difficile rispondere obiettivamente a questa domanda poiché per tutta la vita ho creduto sia nel fato che nel destino. Fin da piccola, istintivamente seguivo un po’ la corrente di pensiero stoica, dove subivo tutto quello che mi capitava, un po’ con noncuranza e a tratti con indifferenza.
Fin dalla nascita, mi sono sempre sentita un po’ vittima delle circostanze che erano fuori dal mio controllo: dall’abbandono, la morte dei miei cari, la mancata connessione con le persone a me vicine e soprattutto sono cresciuta in un ambiente molto povero dove il risparmio era tutto.
Quindi, mi davo una spiegazione in questo modo: è il fato che ha deciso questo. È il fato che ha deciso di rendermi povera e di farmi sentire sola.
Solamente da qualche anno a questa parte le cose sono cambiate radicalmente, e di riflesso è cambiato tutto intorno a me.
È stato un percorso difficile, pieno di incertezze, ma adesso posso dire davvero che NO, non esiste il fato o il destino, perché lo stesso evento, se capita a persone diverse, ha percezioni differenti, e tutto si basa sulla percezione.
Ormai circa 15 anni fa, ho scoperto la legge di attrazione, insegnata in particolare da Esther Hicks secondo il “metodo” Abraham. Esther è un personaggio per molti discutibile, ma il messaggio che trasmette, per me, è realmente la parte che conta. Non ricordo esattamente il giorno che mi sono avvicinata alla legge di attrazione, ma ricordo il percorso intrapreso come se fosse ieri, come è iniziato, perché è iniziato e anche dove.
Tutto ebbe praticamente inizio con una frase: “Miss Adore (sì, non era questo il nome usato), sei troppo negativa!”.
Una frase del genere avrebbe fatto rabbrividire chiunque. Se fossi stata qualsiasi altra persona, forse mi sarei arrabbiata e basta e probabilmente avrei continuato ad esserlo perché è il fato che mi ha resa così, o il destino.
Ma c’era qualcosa in quella frase che invece mi diede una scossa. Nel sentirlo dire, caddi dalle nuvole.
Le parole provenivano dalla mia nuova insegnante di yoga, in un piccolo studio di Roma, dove questa insegnante, bravissima e competente non solo in discipline yogiche ma anche in medicina cinese, stava cercando di incoraggiarmi a lasciarmi andare di più e a non farmi vedere solo le avversità.
Infatti, in quel periodo per me era tutto estremamente confuso. Venivo da anni di pallanuoto agonistica, di nuoto master, e avevo le ginocchia rovinate dagli allenamenti sbagliati. Avevo sentito diversi medici che mi incoraggiavano a subire delle operazioni chirurgiche per risolvere il problema, ma ero spaventata poiché queste operazioni avrebbero potuto causare artrosi dopo appena 10 anni. Oltretutto, non volevo subire il lungo periodo di fase di convalescenza, quindi mi ero messa alla ricerca di qualcuno, o qualsiasi cosa che potesse aiutarmi a non sentire dolore, senza subire operazioni.
Questo mi indusse a iniziare la pratica di yoga con questa insegnante, e quando le illustrai tutti i problemi che avevo, lei mi disse che in realtà quello che dovevo fare era molto semplice, dovevo solo stirare il tendine di Achille e i polpacci, e lavorare di forza.
A quel punto ero arrabbiata, come se dicendomi questo, lei intendesse dire che non avevo davvero dei problemi. E io li dovevo avere! Dovevo averli per forza perché i medici me lo avevano anche confermato.
Inoltre, il sentirmi dire “sei negativa!” mi lasciò a bocca aperta, nessuno mi aveva mai detto questo. Intorno a me tutti, ma proprio tutti, parlavano come me. Tutti intorno a me si lamentavano dei problemi fisici, dei dolori, delle sfide della vita. Era un argomento di conversazione. Nell’ambiente in cui vivevo era un modo di conversare assolutamente legittimo e, quasi l’unico modo di conversare. Come se parlare dei propri problemi fosse un momento di condivisione e di connessione con gli altri.
Invece era solo il riflesso di quello che avevo dentro, e quella frase, su di me, fece abbattere un muro.
Continuai con le lezioni di yoga per un po’ di tempo con quell’insegnante, (ed effettivamente sì, per farmi passare il dolore bastava stirare il tendine di Achille e il gastrocnemio), ma vi confesso che continuavo ad essere un po’ alterata da quella frase. Ero arrabbiata perché dopo quella frase non disse un altro, non mi disse come essere più positiva, non mi disse nulla che non riguardasse le lezioni di yoga, che devo ammettere erano sempre bellissime.
Allora iniziai la mia ricerca. Iniziai a cercare come una disperata su Google cosa volesse dire essere negativa. Incappai in siti tremendi dove mi si diceva che avevo un cattivo karma, poi in siti di psicologia dove si parlava sempre in linea generale, e non c’era neanche un metodo per risolvere la cosa. Vedevo la mia negatività come una malattia, come una cosa da estirpare, fino a quando non mi ritrovai su un sito, un blog precisamente, dove le cose che mi si dicevano suonavano diverse.
Scaricai un ebook da quel blog, che esiste ancora, e lo lessi tutto di un fiato. Le cose che vi leggevo erano un po’ strampalate, si parlava di negatività, di come i pensieri che noi abbiamo in testa non siano sempre nostri, ma spesso pensiamo con idee di altri, come se subissimo un lavaggio del cervello costante che ci impedisce di focalizzarci realmente su noi stessi. Questo lo ritengo ancora in parte vero, sebbene in questo ebook trovai anche cose che ad ora mi suonano assurde. Molte teorie di cospirazione, si parlava dei Rothschild, dei rettiliani e via dicendo. Ma per la prima volta sentii parlare anche di legge di attrazione.
Ero giovane e all’epoca non c’erano molte informazioni al riguardo. Era un’epoca dove le teorie di cospirazione erano all’ordine del giorno, a tratti ne ero perseguitata anche io, ma la cosa mi faceva sentire impotente. cercavo di controllare i miei pensieri e di forzarmi ad essere più positiva, ma sembrava una lotta con delle forze più grandi di me e spesso ne subivo delle “cadute” clamorose.
Ero in piena fase depressiva, ma mi sforzavo di arricchirmi di positività, ero rigida sulle persone che frequentavo, mi tenevo alla larga da tutti quelli che cercavano di spaventarmi sul futuro, sul presente, ma non in un modo salutare, in un modo piuttosto estremo.
Tornando sui miei passi, mi sarei comportata diversamente? Non so, anche se per me era un processo necessario in quel momento.
Comunque in quel periodo c’erano molte meno informazioni sulla legge di attrazione rispetto ad ora. Lessi “Il segreto” di Rhonda Byrne, lessi i libri di William Walker Atkinson (Yogi Ramacharaka) e di Napoleon Hill.
Mi informavo sulle correnti del Nuovo Pensiero, seguivo Madame Blavatsky e gli studi sulla Teosofia. Davvero ricordo di aver passato 2 anni di ricerca continua mentre proseguivo i miei studi universitari, ma continuavo ad avere degli alti e bassi vibrazionali pazzeschi. Riuscivo a manifestare moltissime cose, solamente quando non erano fondamentali per me, ma le cose a cui tenevo di più stentavano ad arrivare, ed i miei problemi originari ogni tanto riaffioravano come funghi dopo la pioggia.
O almeno questo vedevo.
Poi successe qualcosa. Incappai in alcuni video di Abraham in inglese, e quello che diceva suonava in qualche modo diverso.
Ovviamente per chi conosce la storia di Abraham, sa quanto è tutto strampalato, quanto sia tutto surreale quando parla di canalizzazione, di blocchi di pensiero, di vibrazioni e di Sé superiori. Io stessa ero titubante su quanto sentivo, era tutto diverso. Ma tutto suonava vero, non nella testa, ma nel cuore.
Anche le cose che non capivo, sul perché succedessero delle disgrazie. A differenza di tanti altri che dicevano di controllare il pensiero, loro incoraggiavano a controllare le emozioni, le vibrazioni, e il modo migliore per farlo era lasciarle andare, di lasciare che a risolvere le cose fosse l’universo, e di avere fede. Fede non in un dio, in una religione, nemmeno in loro, ma fede nel corso degli eventi, e soprattutto nell’importanza di godersi il viaggio.
Ho continuato a seguire Abraham da quel momento in poi, ho messo da parte le teorie cospirazioniste e ho cercato di capire il più possibile con la mente e con il cuore.
E mi ha cambiato la vita, ha cambiato tutto.
Adesso non vedo più gli obiettivi come delle destinazioni da raggiungere, ma delle scuse per intraprendere il viaggio, e questo mi ha portato a fare tantissime esperienze, a conoscere gente meravigliosa, a sentirmi risplendere.
Ho viaggiato in vari continenti, ho fatto lavori bellissimi, ho trovato la mia stabilità, e il viaggio continua con gioia e impazienza per le cose meravigliose che si manifesteranno.
Ho anche affrontato delle avversità, alcune anche piuttosto tragiche, ma nonostante continuino gli alti e bassi, so che sono in grado di stare bene ugualmente e serve solamente imparare a lasciar andare.
Il destino, quindi, se esiste, lo creo con le mie emozioni, non mi piove dal cielo per caso o per mettermi in difficoltà.
Miss Adore
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